La fotografia che racconta una storia fa parte di una logica chiamata “Storytelling”; l’essenziale è riuscire a trasmettere e far captare il messaggio che il fotografo vuole divulgare ed essere capaci, attraverso le immagini, di generare delle emozioni.
Un tempo, prima della rivoluzione industriale e dell’avvento della catena di montaggio (metodo di lavoro sistematico con il quale l’operato dell’uomo viene ridotto ad un semplice gesto e che fa sì che l’uomo entri in perfetta sintonia con la macchina fino a divenire parte di essa), ogni cosa veniva prodotta a mano, con le proprie forze, con la tecnica e l’esperienza acquisite negli anni, ma soprattutto con la passione per il proprio lavoro e la gioia di creare qualcosa dal nulla.
La produzione è minima, ma in quel poco che si riesce ad ottenere c’è una soddisfazione immensa, perché c’è la consapevolezza che esso è frutto del mio, e solo del mio, operato, non di quello di una macchina con l’aggiunta della mia singola azione ripetuta infinite volte.
Nel paese di Sant’Eufemia molte persone si dedicano, ancora oggi, a questo tipo di lavori manuali, portandoli avanti con amore e passione.
Si tratta di gente semplice, umile, che ha fatto dell’artigianato, della sartoria, della pastorizia, uno stile di vita più che un lavoro, mantenendolo anche quando le forze vengono meno.
Arianna Basile
speriamo che i giovani continuano queste tradizioni
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In molti si danno da fare a dire il vero, c’è qualche speranza di vedere ancora certi lavori
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